Cos’è una macchina? Uno strumento d’uso, un doppio in cui rivediamo noi stessi o certe nostre abilità ma ormai sparse, sconnesse, una nostra parodia? O siamo noi, suoi creatori, funzioni di una macchina più grande che ci comprende? E come narrare questa storia di nuovo?
La denominazione internazionale "Automated Teller Machine" contiene l’invisibile ambiguità del termine "teller", che è sia colui che conta, il cassiere, ma anche colui che rac-conta, il narratore. Nel progetto ATM abbiamo individuato e trascritto tutti i testi (istruzioni, capelli pubblicitari e altro) presenti più o meno casualmente in un corpus di fotografie scattate ai bancomat e li abbiamo in seguito cancellati dalle fotografie. Solo con quei testi abbiamo composto una serie di "scontrini parlanti" in forma di poesie di 7 versi ciascuna. Abbiamo simulato così la situazione in cui oggetti senza funzione e testi senza contesto si accoppiano e incrociano in modi nuovi, fornendo loro uno stampo per depositarsi e fissarsi.
Per svolgere il suo compito, il "cassiere automatizzato" ha bisogno di una tessera, una chiave elettronica personalizzata che lo renda operativo, e un codice di istruzioni che permette di operare. I testi, cioè i saperi che circondano l’immagine (quelli eventualmente visibili nelle fotografie ma soprattutto quelli invisibili, sterminati e tuttavia impliciti) svolgono la stessa funzione: sono il libretto di istruzioni che contiene i saperi che la rendono visibile e interpretabile. Senza di essi l’immagine smette di essere ciarliera e connessa: privata della sua funzione, incapace di incastro e di proliferazione diventa un oggetto muto, un oggetto celibe. Ma anche i testi, quando eliminiamo il rapporto con il loro contesto di senso, diventano oggetti muti: le parole si slegano dalla sintassi precedente e iniziano a fluttuare e a incrociarsi in modi imprevisti.
Se li liberiamo, rendendoli indipendenti, fotografia e testi diventano incomunicabili e reciprocamente inutili. La chiave smette di aprire la porta e si presenta a sua volta come puro “essere lì”. Ciò che era “teller”, chiara ed evidente funzione di cassiere, diventa ora teller, narratore inconscio e notturno di se stesso che si disconosce.