Nulla nell'arte è ciò che sembra. Così anche il titolo di questo libro non è ciò che sembra. Vraghinaròda. Pare il titolo di un antico poema epico indiano, invece è un gioco su un'espressione russa che significa nemici del popolo. Perché è di loro che si parla in queste pagine. Dei feroci odiatori del popolo (e del pop) che infestano l'arte con chiacchiere nebbiose, performance comiche e concettualismi fragili. Sfaccendati Charlie trasgressivi e situazionisti con lo spirito da scuola media. Sedicenti critiche d'arte che hanno fatto scenografia a Brera. Sofisticati curators francofili beccati in metropolitana alle prese con le parole crociate facilitate. Impiegati che sognano il grande salto nell'arte. Falsi corrispondenti da Londra di prestigiose riviste che in realtà organizzano estemporanee per la Pro Loco. Compilatrici di libri che ti spiegano cos'è l'arte contemporanea con stile da Mamma Oca. Giovani genitori delle New Urban Families che alla domenica portano i figli nei laboratori creativi dei musei. Perché quando si tratta di arte non serve essere. Basta credere di essere.